Racconto di viaggio
L’ITINERARIO
01
GIUGNO PERUGIA - TIRANA
02
GIUGNO DAJTI NATIONAL PARK
03
GIUGNO SCUTARI
04
GIUGNO DRISHTI VILLAGE – MESI
BRIDGE
05
GIUGNO KOMAN LAKE – GJONPEPAJ
06
GIUGNO TREKKING NIKAJ MERTUR
NATIONAL PARK
07
GIUGNO LEKBIBAJ – BAJRAM-CURRI
08
GIUGNO KUKES
09
GIUGNO DURAZZO
10
GIUGNO KRUJA
11
GIUGNO DURAZZO – PERUGIA
MONETA:
La
moneta locale è il LEK e si cambia ovunque, in aereoporto ( cambio svantaggioso
) negli uffici di cambio o semplicemente per strada in alcune zone delle città.
Al momento del mio viaggio l'Euro veniva cambiato più o meno a 133.5LEK anche
se in aereoporto lo cambiavano a 130LEK. Si può tranquillamente ritirare nei
numerosissimi ATM sparsi per le città o anche nell'insediamenti più piccoli, ma
il cambio compreso di commissioni è senza dubbio sfavorevole.
C'è
da stare attenti perchè gli albanesi traducono la parola CENTO con MILEK
abbreviata in MIL. Quindi per noi italiani quando ci chiedono mil lek potremmo
essere ingannati tra 100 e 1000. Ma non preoccupatevi, dopo qualche ora vi
abituarete e non potrete più confondervi; anche perchè una bottiglia d'acqua
non potrà mai costare 1000 lek ( 7€ ).
COSTI:
L'Albania
è un Paese molto economico soprattutto messo a confronto con i Paesi
dell'Europa occidentale. Alloggiare in ostello in camerata costa in media 10
euro mentre una doppia costa circa 25/30 euro. In città come Tirana, Scutari e
Durazzo la qualità degli ostelli è quella di un ostello internazinale con tutti
i confort richiesti. Se scegliete un albergo di bassa categoria dove ad
accogliervi c'è la simpatica Megera in camice bianco che no parla assolutamente
neppure una parola d'inglese potete spendere anche meno. Allogiando in famiglia
tra le montagne albanesi il prezzo scende ancora arrivando fino a 15 euro pensione
completa. Per mangiare si spende pochissimo, anche al ristorante, evitando
naturalmente le catene internazionali. Nelle Taverne albanesi puoi
tranquillamente mangiare un piatti di carne con insalata e una grossa birra per
4/5€
Anche
gli spostamenti sono molto economici, considerate di spendere circa 2€ per
un'ora di Furgon. La tratta Tirana Scutari costa 400LEK, mentre da Kukes a
Durazzo ne ho spesi 500.
Stando
attenti ma senza farsi mancare niente si può tranquillamente viaggiare
indipendentemente in lungo e in largo per il Paese con un budget inferiore ai
30€ giornalieri.
Fermandosi
di più nelle zone rurali e in casa con le famiglie, il budget scende
decisamente.
SICUREZZA:
Il
Paese mi è sembrato molto sicuro, nelle città ho camminato per le periferie in
autonomia e in alcuni casi sono stato fermato per ricevere un passaggio da
qualche automobilista. In un paio di occasioni ho accettato tranquillamente
mentre in altre ho preferito continuare a camminare. Durazzo, Scutari e Tirana,
le ho viste anche di notte senza alcun problema, non ho mai percepito la minima
prova di un reale pericolo. C'è chi mi ha chiesto se la città era sicura fino a
tardi, ma non essendo un nottambulo e andato sempre a letto prima delle 23 non
potrei confermare la sicurezza della città oltre quest'ora. Comunque i locali
di Tirana e di Durazzo sono frequentati fino al mattino dagli europei e dai
nordamericani che escono per fare festa.
Nei
villaggi del nord tra le montagne, inutile dire che la sicurezza è ancora più
marcata.
LINGUA:
In
tutto il Paese si parla l'albanese, una lingua piuttosto indecifrabile per chi
l'ascolta per la prima volta. Negli ostelli e nei locali turistici non ci sono
problemi con l'inglese anche perchè molti proprietari sono stati a lavorare
fuori dal Paese. Per noi italiani la cosa si fa ancora più semplice visto che
molti dei ragazzi della mia generazioni sono cresciuti guardando Rai1 e
Canale5. E' difficile entrare in un locale albanese e non trovare almeno una
persona che non parli l'italiano.
Nelle
zone rurali diventa però più complicato, nelle montagne ho trovato solo un paio
di persone con cui poter scambiare due parole d'inglese, il mio contatto
Kasteriot di Lekbebaj e il professore d'inglese della scuola secondaria del
villaggio. Spesso, ho dovuto intendermi a gesti e con dei disegni fatti in
foglietti di carta. Nei piccoli negozietti ti scrivono il conto in cifre su un
foglio di carta per non fare troppa confusione.
TRASPORTI:
Rimanere
a piedi in Albania è molto difficile, c'è sempre una soluzione al tuo problema.
Il mezzo di trasporto pubblico più utilizzato nel Paese è senza dubbio il
Furgon, dei vecchi mercedes che possono trasportare fino a 15 persone. Sono
molto economici e non hanno un orario fisso. Anche se spesso mostrano sul
parabrezza l'orario della partenza, nella maggior parte dei casi, non partono
finchè non sono pieni. In Albania non ci sono delle stazioni degli autobus vere
e proprie, spesso capire da dove partono i furgoni per la tua prossima
destinazione è un dilemma, ma chiedere in giro è la miglior cosa, anche perchè
spesso il luogo di partenza cambia da un anno all'altro. A durazzo ho trovato
invece una stazione leggermente più organizzata. Oltre ai furgon ci sono delle
auto private che collegano i piccoli villaggi alle città e viceversa. Non sono
taxi, vengono chiamati spesso furgon anche questi, ma sono auto station wagon
che possono far salire fino a 9 persone. In un occasione ho preso anche un bus
normalissimo che collegava la città di Kukes a Durazzo. Nelle montagne ci si sposta
a piedi o con mezzi di sopravvivenza come carretti trainati da cavalli o
semplicemente sopra un asino. Per attraversare il lago di Koman che collega
Scutari a Fierza ci sono due ferry turistici, mentre per i villaggi intermedi
lungo il lago, è necessario salire sul traghetto locale Dragobia. I taxi che
sono tantissimi sono molto cari rispetto ai prezzi dei mezzi di trasporto
albanesi. C'è poi un treno che collega alcune delle città principali del Paese,
ma sono molto lenti, impiegano spesso il doppio di un Furgon. Non ho comunque
mai avuto il piacere di poter confermare quanto detto sopra. Per raggiungere
l'aereoporto sia da Tirana che da Durazzo c'è una navetta che costa
rispettivamente 250LEK e 400LEK. Da e per Durazzo però ci sono poche corse giornaliere
mentre da Tirana parte una navetta ogni ora.
L'autostop è molto usato e non è difficile che qualcono si fermi per
aiutarti a raggiungere la tua prossima meta.
LA
GENTE:
Mi
avevano parlato molto bene degli albanesi e della sua ospitalità, ma non avrei
mai pensato di sentirmi così ben accolto fin dal primo momento. Gli albanesi
sono veramente un popolo molto accogliente e noi italiani anche in questo caso
siamo molto avvantaggiati. Sono stato invitato più volte a prendere un caffè o
una bibita insieme da giovani albanesi che naturalmente hanno voluto pagare la
mia consumazione. Spesso alla fine di un pasto, il cameriere mi invitava ad una
birra gratis o ad un caffè nei peggiori dei casi. Mi sono ritrovato in case
rurali ad assaggiare prodotti locali o a bere del semplice caffè, solo perchè
stavo passando da quelle parti. In altre occasioni, il bigliettaio del bus,
sapendo la mia nazionalità non mi ha fatto pagare il biglietto, mentre nelle
montagne, addirittura non mi è stta fatta pagare una notte alla guesthouse solo
perchè ero italiano.
Tutti
sono curiosi del motivo del tuo viaggio e tutti mi chiedevano cosa ne pensavo
del loro Paese e della gente. Un popolo molto rispettoso del prossimo e con
molti valori oramai estinti al di là dell'Adriatico.
TREKKING:
Ero
andato in Albania per raggiungere le montagne del nord; le ALPI albanesi. Ma
non credevo di assistere a tanta belleza finchè non sono giunto nei villaggi
del Parco Nikay-Mertur.
La
mia idea era quella di raggiungere la Valle di Valbona per poi proseguire con
un trekking fino alla valle di Theth dove avrei effettuato altri trekking
locali. Ma un incontro a Scutari ha cambiato piacevolmente tutti i miei piani.
Ho lasciato stare quello che gli albanesi chiamano ormai il CIRCUITO COCA-COLA
per immergermi nella tradizione locale e visitare i villaggi e le famiglie del
parco nazionale di Nikaj-Mertur, al di fuori delle rotte turistiche. Ho fatto
base alla guesthouse Cehaja di proprietà del simpatico Kasteriot che mi ha
anche aiutato per i trekking lungo il Parco.
Senza
il suo aiuto non avrei mai potuto esplorare le zone limitrofe. Ho fatto 3
differenti trekking all'interno del parco. Il primo con destinazione il
villaggio di Gjonpepaj lungo un tracciato abbastanza semplice di 4 ore in
totale. Il secondo trekking è stato molto impegnativo, raggiungendo le Pietre
di Mertur con 8 ore di camminata e un dislivello di circa 1600 metri, mentre il
terzo giorno mi sono limitato ad un trekking breve di 3 ore nei dintorni del
villaggio di Lekbibaj.
Inutile
dire che Kasteriot non mi ha fatto pagare neppure un euro per la sua guida,
durante questi tre giorni di trekking. I trekking nei Parchi più famosi di
Valbona e di Theth costano invece più o meno 35€ a persona al giorno anche se
sembra che da quelle parti i sentieri siano meglio segnalati e che in alcuni
casi sia possibili effettuarli da soli, sempre però in compagnia degli altri
gruppi di americani e giapponesi.
01
GIUGNO PERUGIA – TIRANA
Dopo
anni di rinvii, finalmente si parte per l’Albania. Saranno almeno 4 anni che
avevamo messo l’Albania tra le nostre mete prioritarie, ma c’è sempre stato
qualcosa che ci ha fatto saltare il viaggio. Quest’anno, mi sono deciso e
adesso è l’ora di conoscere questo Paese. Il volo della ALBAWINGS è puntualissimo
ma anche vecchissimo. Raggiungiamo Tirana alle 15.15 e dopo aver scambiato 50€
in aeroporto mi dirigo verso il parcheggio da dove partono i bus diretti in
centro città. Il biglietto si paga a bordo; sono 250 LEK e in 30 minuti
raggiungiamo il centro cittadino. Con 15 minuti di passeggiata arrivo al
BACKPAKERS HOSTEL. Situato in centro, l’hostal è un’ottima base da dove
iniziare a conoscere Tirana. La piazza centrale, conosciuta con il nome di
SHANDEBERG SQUARE, è un cantiere a cielo aperto, stanno rivalutando la zona e
non è possibile visitare il MUSEO STORICO NAZIONALE, che comunque è ben
visibile grazie al suo grande mosaico, in stile socialista. Per fortuna, la
zona della moschea è libera dai lavori e posso entrare a visitarla con i suoi
bellissimi affreschi. Mi siedo in compagnia di un anziano signore e ascolto le
sue preghiere rivolte ad Allah. Cambio altri soldi all’entrata della moschea ad
un cambio migliore di quello dell’aeroporto e proseguo la visita della città.
Dalla moschea mi dirigo verso sud-est raggiungendo il piccolo ponte ottomano
conosciuto con il nome di TANNER; percorro boulevard FISHTA che costeggia il
fiume LANA e dopo una breve visita alla cattedrale, raggiungo la piramide
costruita per ospitare il mausoleo del dittatore comunista Enver Hoxha. Da qui,
con pochi passi, si arriva al Check-point, dove è situato un parco che ospita
un pezzo del muro di Berlino, un bunker e altre installazioni. Prima di
rientrare in Hostal, non posso soffermarmi per alcuni istanti ad osservare la casa
che fu di Hoxha. Un ingegnere conosciuto al cancello della casa, mi spiega con
il suo scarso italiano, che dietro al casamento c’è una grossa piscina e poi
tenta di elencarmi le tecniche di architettura usate per la costruzione
dell’edificio. Ma il suo italiano è veramente orribile e non riesco a capire
molto. A pochi passi dall’Hostal, su KAVAJES Street mi fermo a degustare una
gustosa insalata greca con yogurt e dell’ottima birra alla spina.
Dopo il
pomeriggio di ieri, passato a spasso per il centro cittadino, oggi voglio
dedicarmi un po', all’escursionismo. Faccio colazione all’ostello (inclusa) e
raggiungo il mercato centrale di Tirana, situato nei pressi della rotonda
RUSTEMI. Faccio un giro nel piccolo mercato, abbellito da un paio di edifici
dai colori sgargianti. Compro qualcosa per il pranzo e mi dirigo a piedi verso
la funivia che porta al Parco Nazionale del Monte Dajti. La funivia incomincia
a salire fino a raggiungere l’hotel Panorama, dove un bar, un paio di poveri
cavalli e una fantastica amaca, mi aspettano nei pressi della stazione
superiore. Come prima cosa, decido di salire per una bella passeggiata fino al
Monte Dajti. Impiego circa 2 ore, con pause fotografie, per raggiungere la
vetta, lungo un sentiero segnalato. Consumo il mio pranzo seduto su una roccia,
gustandomi la vista che mi offre la zona, sull’intera città di Tirana.
Ridiscendo lungo il sentiero e ricordandomi dell’amaca, decido di rilassarmi un
po'; addirittura mi schiaccio un bel pisolino.
Una volta sceso con la funivia, raggiungo in 5 minuti il Museo BUNKART;
esempio di bunker costruito durante il periodo comunista. Nonostante non ci sia
scritto nulla nella dettagliatissima guida della BRADT, ero venuto a conoscenza
di questo museo grazie ad un COUCHSURFER. Visita da non perdere per entrare a
contatto da più vicino con il periodo della dittatura albanese. Rientro in
città con un bus locale e faccio altri due passi per andare alla scoperta di
altri edifici colorati. In tutta Tirana è possibile ammirare edifici colorati e
pitturati da vari artisti albanesi, tutto questo perché il vecchio sindaco
della città era un artista ed ha voluto lasciare il segno per le vie cittadine.
Tra i più belli, da non perdere quelli nella zona di sheshi uillson, una
rotonda circondata da edifici con i colori dell’arcobaleno. Per la cena, carne
alla brace con birra per soli €3,40. Faccio due passi in zona fino alle 23.00,
poi rientro in attesa della mia prossima destinazione…
03
GIUGNO SCUTARI
Visto
che l’americano sotto il mio letto, russa come un trattore, alle 06.00 sono già
sveglio. L’ostello, essendo molto centrale, permette di raggiungere la stazione
dei Furgon in meno di 10 minuti a piedi. Raccolgo qualcosa per strada per la
colazione e mi dirigo verso la periferia nord-occidentale di Tirana. La
stazione dei Furgon è un semplice piazzale polveroso con un paio di furgoni
Mercedes e una baracca di legno senza porte e finestre. Mi dicono di
salire che tra 5 minuti si parte, ma io
ero già preparato a questo, e conoscendo i miei polli, la prendo con calma e
infatti partiamo solo dopo 45 minuti. Orari di partenza non esistono, o meglio
esistono ma non vengono presi in seria considerazione. Il biglietto si paga
alla fine del viaggio, che dura un paio di ore in direzione nord. Mi faccio
lasciare nei pressi dell’ostello MI CASA ES TU CASA, gestito da una simpatica
signora di nome Alma. Parla un ottimo italiano vista la sua permanenza a
Torino. Mi spiega un sacco di cose sulla città e mi dice che di italiani in
giro se ne vedono pochi; secondo lei perché abbiamo una brutta e ingiusta
reputazione nei confronti del popolo albanese. Ne passano pochi ma quelli che
passano sono speciali; e nei miei occhi, dice Alma si legge qualcosa di
speciale. Parliamo seduti su un divano, sorseggiando un buon tè caldo e
degustando un paio di biscotti allo zenzero. Poi lascio Alma e i il suo cane ed
esco per conoscere Scutari. Sotto consiglio di Alma, raggiungo una casa rurale
di circa 350 anni di età, in perfetto stile ottomano. Non c’è nessuna insegna
che indichi l’edificio storico, ma un gentilissimo ragazzo del negozio accanto
si accorge di me e mi aiuta contattando la signora che vive nella casa.
Giovanni, entra con me nella casa per potermi tradurre tutto quello che la signora
mi descrive e mi mostra della sua casa; diciamo che s’improvvisa per 20 minuti
guida e traduttore. Cerco di offrire qualcosa a Giovanni per il suo servizio ma
non c’è storia, per lui è stato un enorme piacere accompagnare un amico
italiano appena conosciuto. Saluti il mio nuovo amico e mi dirigo verso il
centro cittadino dove visto la moschea. C’è un gruppo di italiani ( forse di
AVVENTURE NEL MONDO ) che sono diretti in Montenegro dopo la visita giornaliera
di Scutari. I due minareti della moschea svettano nel centro cittadino, mentre
l’interno è molto spoglio e non è comparabile con l’interno della più piccola
situata a Tirana. Nei pressi della moschea, un monumento in onore dei
partigiani e di Madre Teresa, adornano il giardino spoglio. Poco più ad est
della moschea, la chiesa cattolica dedicata a San Francesco, è chiusa, mentre
visito la chiesa ortodossa nei pressi della strada pedonale. Scutari, è una
città che ha un forte legame con l’Italia, grazie soprattutto al fotografo
Marubi, italiano trasferitosi nei primi anni dell’800 in terra albanese.
Marubi, documenta con le sue foto la vita albanese rurale e grazie ai suoi
eredi, hanno sviluppato nuove tecniche e studi fotografici. Il museo, a lui dedicato, testimonia la vita
e la cultura albanese di tempi passati. Faccio pranzo sulla pedonale con una
insalata di pollo e faccio due chiacchere con un simpatico albanese che parla
un ottimo italiano. Mi offre un caffè solo perché sono italiano e non capisco
ancora se a tutte queste gentilezze ci siano dei secondi fini oppure no. Alla
fine sarà solo ed unicamente tradotto in un'unica parola: OSPITALITA’. Dal
centro cittadino, mi dirigo verso sud in direzione della fortezza RAZAFA.
Impiego circa un’ora per raggiungere l’entrata del castello, situato alla confluenza
di 3 fiumi: il DRINI, il KIRI e il BRUNA. Dal castello, si può godere di una
bellissima vista sul lago di Scutari, i fiumi e le montagne del Montenegro. La
città invece, si estende verso nord, ai piedi delle Alpi albanesi. Dedico circa
un’oretta alla visita della fortezza, poi con un bus cittadino, rientro in
centro e riesco a rientrare in ostello prima che inizi a piovere. E’ solo un
temporale di passaggio e in meno di un’ora la situazione climatica si
ristabilisce. A cena, esco per le strade di Scutari e assaggio un piatto tipico
della regione: Peperoni ripieni con riso e cannella. Il cameriere, dopo avermi
fatto pagare il conto, mi offre un’ulteriore birra e insieme guardiamo la
disfatta juventini nei confronti del Real Madrid.
04
GIUGNO DRISHTI VILLAGE – MESI BRIDGE
Sono
rimasto un altro giorno a Scutari, per esplorare un poco i dintorni della
regione. Dopo la prima colazione, mi avvio a piedi verso la periferie nord-est
della città in direzione di Mesi, dov’è situato un antico ponte ottomano. Dopo
circa mezz’ora di cammino, si ferma un furgone, il cui conducente mi chiede se
voglio arrivare al ponte di Mesi. Accetto il passaggio e salgo. Lungo il
tragitto, l’autista, mi spiega che lui proseguirà fino al villaggio di Drishti,
e che se voglio, posso proseguire con lui per visitare le rovine di un castello
in cima ad una collina. Mi faccio guidare dall’istinto e dal nuovo amico appena
conosciuto e raggiungiamo in circa 20 minuti, dopo una strada dissestata il
piccolo insediamento di Drishti. Mi incammino verso la vetta della collina,
dov'è situato il castello in rovina, ma lungo la strada, incontro un ubriaco
con la moglie. Inizia una conversazione paradossale, accompagnata da canti
italiani che il tipo conosce molto bene. In cima alla collina, ci attende una
piccola moschea e 4 case diroccate con i loro animali da cortile che
scorrazzano per i campi. Ringrazio l’ubriaco e mi dirigo ancora più in alto,
verso il castello. Ma dopo solo 5 minuti, vengo fermato da un pastore, che mi
invita a prendere un caffè nella sua umile dimora. Non posso che accettare e
abbandonare la visita al castello. L’unica stanza funge da cucina, camera da
letto e salotto, e ci accomodiamo sul divano per sorseggiare il nostro caffè.
Non potendo comunicare in nessuna lingua, il pastore chiama la moglie che parla
un italiano basico e iniziamo una comunicazione a distanza. Mi dice che suo
marito e sua suocera, sono felici di avermi in casa loro e che se voglio posso
mangiare qualcosa. Però essendo periodo di ramadan, loro faranno solo da
spettatori. Accetto molto volentieri e mangio con le mani un pasticcio di
spaghetti, pollo e latte di pecora. Facciamo due foto ricordo e mi prometto che
un giorno tornerò per riportare loro le foto. Saluto l’allegra coppia di
pastori e torno indietro. Il mio CASTELLO l’ho trovato, prima di raggiungere la
vetta della collina e quindi scendo verso Drishti e attendo un passaggio per
Scutari. In attesa del furgon, vado al fiume, dove un gruppo di ragazzini fanno
a gara per farmi vedere chi è il migliore nel tuffarsi dal ponte, poi, una
bimba corre a chiamarmi, il mezzo diretto a Mesi sta partendo. Saliamo in 9 in
un’auto station wagon e in 15 minuti raggiungiamo il ponte ottomano. Anche
questa volta il passaggio è offerto dal conducente. Scendo al fiume per un
bagno insieme ad un numeroso gruppo di albanesi, che sono qua a passare la
domenica; ma soprattutto sono qua per sfuggire al caldo opprimente della città.
Scambio due chiacchere con un signore di Tirana, in visita a dei parenti con i
suoi due figli che non fanno altro che ripetermi in continuazione: WHERE FROM
YOU ? Ottimo esempio di architettura ottomana, il ponte di Mesi è uno dei più
importanti, rimasti in piedi, della regione balcanica. Risalgo fino alla strada,
dove mi fermo ad aspettare un passaggio per rientrare in città. Al mio fianco
c’è un trombettista, studente del conservatorio di Tirana, in attesa anche lui
del furgon per Scutari. Dopo pochi minuti, passa un suo conoscente diretto in
città, e ci fa salire insieme ai suoi figli nei sedili posteriori. Passo un
paio d’ore a spasso per esplorare il sud della città, e poi mi fermo ad
assaporare un buonissimo piatto di gamberoni accompagnati da dell’ottima birra:
una cena perfetta.
05
GIUGNO KOMAN LAKE – GJONPEPAJ
Sveglia
alle 5.30, si parte per il lago Koman e i suoi villaggi più nascosti. Il furgon
mi passa a prendere all’ostello, e insieme a me c’è un gruppo di anziani
francesi, diretti a Valbona. Dopo un paio d’ore di strada raggiungiamo il
piccolo porto di Koman da dove partono i ferry. Ci sono tre tipi di
imbarcazione: Il Rozafa Ferry, il Berishi Ferry e il mitico Dragobia Ferry, che
non è altro un vecchio bus riadattato a solcare le acque del lago. C’è un folto
gruppo di turisti in gruppo che si dividono tra il Rozafa e i Berishi, mentre
io, unico fortunato, salgo sul Dragobia, insieme ad altre due famigliole
albanesi. Il Dragobia, è l’unico mezzo che fa fermate intermedie ed io devo
scendere nei pressi del villaggio Markaj dove dovrei incontrarmi con Kastriot,
un amico di Alma, la signora dell’ostello di Scutari. Il lago artificiale di
Koman è una delle attrazioni naturali più visitate dell’Albania, e se lo è, ci
sarà pure un perché. La mia guida Bradt la paragona ad una crociera tra i
fiordi norvegesi, ma nonostante non sia mai stato in Norvegia, il paragone mi
sembra troppo ottimista. Lo spettacolo comunque merita davvero, con colline e
montagne verdi incontaminate che scendono a picco sul lago, mentre in
lontananza si avvistano le vette innevate delle Alpi albanesi. Meglio guardare
in alto, perché di tanto in tanto è ben visibile il problema principale di
questo Paese: I RIFIUTI. Navigando sul lago, è un peccato notare come da queste
parti, non c’è assolutamente rispetto per la natura e migliaia di bottiglie di
plastica, galleggiano sull’acqua. Nota negativa, che però non distrugge
completamente la bella atmosfera che si respira da queste parti. Scendo a
Markaj alle 11.45, dopo 2 ore e mezza di navigazione e naturalmente Kastriot
non c’è ad aspettarmi. Ma mi ero già preparato ad ogni eventualità e sapendo
che la sua casa si trova a circa 20 minuti di cammino verso Lekbibaj, mi
incammino in compagnia di un simpatico albanese che non conosce neppure una
parola di inglese. Percorriamo un’ottima strada costeggiando un fiume cristallino
che penetra nella valle e mentre mi sto godendo lo spettacolo un’auto si ferma
lungo la strada e ci accompagna al villaggio. Kastriot, mi aspetta ai bordi
della strada con la sua nipotina Amelia. Mi accoglie con un BENVENUTO A CASA
MIA in un italiano molto buono. Dalla strada principale, risaliamo un sentiero
acciottolato su per la collina, e dopo 5 minuti raggiungiamo la casa di
Kastriot ( Cehaja Guesthouse ). Immersa nel verde della collina, la bianca e
incompleta casa di Kastriot, è una tipica abitazione di montagna con tanti
animali che scorrazzano tra i piedi. La madre di Kastriot, mi riceve con un
pasto caldo da consumare sulla terrazza con vista sulle Alpi albanesi. Appena
terminiamo il pranzo, inizia a piovere; ne approfitto per una siesta in
terrazza coperta, mentre al risveglio, Kastriot mi attende con i suoi strumenti
a corda, pronto a mostrarmi le sue doti di musicista. Ascolto la musica
tradizionale suonata solo per me, rilassandomi sotto una fine pioggerellina poi
mentre il cielo si sta riaprendo, Kastriot mi suggerisce di uscire per un breve
trekking ad uno dei villaggi situati tra le colline del Parco Nikaj Mertur.
Partiamo in direzione di Gjonpepaj, situato a circa due ore di cammino dalla
casa di Kastriot; il paesaggio è fantastico dopo la pioggia, con le nuvole a
coprire e riscoprire le vette più alte del Parco. Dopo circa un’ora e 45 minuti
raggiungiamo una piccola chiesetta dal tetto rosso, adagiata su una verde
valle, ai piedi del villaggio. La cartolina è straordinaria, con le montagne a
fare da cornice a questa fantastica natura. Rifiutiamo l’invito di una famiglia
che ci offre un caffè, ma sono già le 19.00 e tra un’oretta sarà già buio.
Rincasiamo giusto in tempo, sono le 20.40 e dopo una doccia con secchi di acqua
tiepida, ceniamo tutti insieme in famiglia. Vado a letto presto visto quello
che mi attende il giorno seguente: saliremo per un trekking di 8 ore fino alle
Pietre di Merturj.
06
GIUGNO TREKKING NIKAJ MERTUR
NATIONAL PARK
Il
giorno di oggi non me lo potrò mai scordare. Dopo il breve trekking al Monte
Dajti e quello di ieri presso il villaggio di Gjonpepaj, oggi sarà un vero e
proprio trekking di montagna. Partiamo
alle 8:30 per raggiungere le pietre di Merturi, una serie di vette tra i 1600 e
il 1800 metri sul livello del mare. L'altezza non è molta, ma considerando che partiamo da
280 metri sul livello del mare, ci sarà di che divertirsi da queste parti. Le
montagne salgono subito diritte verso il cielo, dopo aver lasciato la valle;
sarà una mattinata veramente da non dimenticare. Dopo 2 ore e mezzo di ripida
salita, attraverso centinaia e centinaia di castagni, raggiungiamo il primo
passo, dove è situato un obelisco in onore delle vittime di guerra, cadute
durante il conflitto tra Albania e Montenegro. Ci rilassiamo un po' per fare
una piccola colazione e riposare le nostre gambe; da qui c'è solo da salire per
due ore, fino alle Pietre di Merturi, dov'è situata una croce di legno. Ci
arrampichiamo sempre di più, fino a raggiungere la prima vetta, situata a 1540
metri sul livello del mare. Qui facciamo sosta prolungata per un pranzo al
sacco; naturalmente senza Kastriot non avrei mai potuto trovare la strada fino
alle vette, ma per lui è solo un piacere e non si tira mai indietro, per un
bellissimo trekking. Finito
il pranzo ci rilassiamo una mezz'ora e poi continuiamo a salire fino a
raggiungere la vetta più alta delle pietre di Merturi; da qui è possibile avere
una vista a 360 gradi sull'intera regione da Thethi a Puka passando per Valbona
e il Kosovo. Una vista eccezionale. Sono
le 3:15 quando iniziamo a scendere dal versante opposto delle pietre, con dei
passaggi piuttosto complicati, soprattutto nella prima parte. Dopo circa due
ore di discesa raggiungiamo una piccola casetta di montagna, dove un signore ci
invita a bere dell'acqua; alla fine dovremmo bere anche del distillato per non
offenderlo. Il Signore è arrivato da due giorni in alta montagna e passerà
l'estate qui con la moglie e due nipoti. Con loro cento pecore 50 capre 10
vitelli ed un cavallo. Pieniamo le nostre bottiglie d'acqua non distillata
naturalmente, e ci incamminiamo per
l'ultima ora di discesa. Lungo la strada incontriamo due amici che ci invitano
ad andare a bere una birra a casa loro, ma chiedo cortesemente al mio compagno
di rientrare a casa, perché ho assolutamente bisogno di una doccia e devo
stendere le mie gambe. Sono le 19:15 quando finalmente riesco a rilassare le
mie gambe sulla sdraio della terrazza; la discesa è stata più difficile della salita
e le mie ginocchia sono state messe veramente a dura prova. Nonostante tutto lo
rifarei anche domani, per poter essere
tutt'uno con la natura. Grazie di tutto Kastriot. Stasera un avvenimento rende
la vita del villaggio un po' movimentato; l'elettricità non c'è. Si è
verificato un guasto sulla linea e il generatore, situato a 100 metri più a
valle della casa, non funziona. Dovrebbe fornire elettricità a 35 case del
villaggio. Un gruppo di anziani, dopo una riunione, hanno finalmente ricevuto dalla città di
Bajram Currj un nuovo generatore. Ma il problema è portarlo dalla strada alla
cabina, che è situato 25 metri più a monte della strada principale. In pochi
minuti si radunano ben 32 persone che con uno sforzo tremendo riescono a
portare il generatore alla cabina; impiegheranno un'ora abbondante. Alle 10:15, finalmente il
villaggio di Tetaj ritorna alla normalità; sono le 11:00 quando vado a letto, stanco
della lunga giornata di trekking.
07
GIUGNO LEKBIBAJ – BAJRAM-CURRI
Rimango
in zona per un altro giorno, l'atmosfera da queste parti è veramente una favola
e tra le tante cose che ancora non ho fatto, c'è un bel bagno nell'azzurro
fiume Merturi. Faccio colazione con Kastriot con vista eccezionale e alle 8:45
ci incamminiamo verso il comune centrale di Lekbjbai. Accompagno il mio amico infermiere alla
clinica, dove ha una riunione di lavoro alle 9:30; per raggiungere il centro
del villaggio ci vogliono circa 40 minuti di strada dalla casa e tutti i
giorni, questo è il tragitto che fa Kastriot, per andare a lavorare. Senza
parlare di quando deve andare per delle urgenze ai villaggi della regione, a
volte cammina per 3-4 ore per andare a fare un iniezione agli abitanti dei
piccoli villaggi. Ci diamo appuntamento alle 12:00 davanti alla clinica ed io,
mi dedico ad esplorare il circondario di Lekbjbai. Sfortunatamente da queste
parti, nessuno parla inglese né tanto meno italiano e gli incontri che faccio,
sono una comica di gesta e parole incomprese. Se in città non avevo avuto nessun problema,
qui nei villaggi del parco di Nikaj-
Merturi trovare qualcuno con cui comunicare, è un po' difficile. Dopo circa tre
ore di camminata tra le montagne, ritorno alla clinica, ma prima di
ricongiungermi con Kastriot, mi fermo con suo fratello, che è appena uscito
dalla scuola. Suo fratello maggiore è insegnante di chimica e mi invita ad un
caffè in compagnia di due suoi colleghi; uno è l'insegnante di inglese della
primaria e finalmente posso scambiare due chiacchiere con qualcuno. Naturalmente
il caffè mi viene offerto e dopo 10 minuti ci raggiungono al bar Kastriot con
la collega Elisa. Il mio amico mi dice di aspettarlo sul ciglio della strada;
quando lo vedo ritornare con un'auto con targa inglese rimango al quanto
stupito. L'auto gli è stata regalato dalla sorella che vive a Londra, ed è assolutamente
priva di document; ma sembra che
all'interno del comune la possa utilizzare. Mi rassicura che comunque la prende
solo per casi speciali, come quello di
oggi che vuole portarmi in città per farmela conoscere. Dopo il pranzo, ci
dirigiamo verso Bajram-Curry fermandoci ogni qualvolta ci sia qualcosa da
fotografare. La strada verso la città è stata ricavata lungo la parete di una
montagna, e lo spettacolo è assicurato. Raggiungiamo Bajram-Curry dopo un'ora e
facciamo una breve visita all’anonima città. Riesco finalmente ad offrire un
caffè a Kastriot mentre ci raggiungono suo fratello con due amici; sono appena usciti dalla scuola guida, avranno
l'esame di teoria la prossima settimana, anche se hanno tutti oltre 25 anni. Lungo la via del ritorno Kastriot lascia il
volante al fratello, che ancora ha molta strada da fare per poter guidare un
auto; per quanto mi riguarda è
assolutamente INAFFIDABILE. Alle 16:00, dopo più di un’ora di strada, mi faccio
lasciare lungo il fiume Mercuri e dedico un paio d'ore ad un po' di relax sulla
riva delle fredde acque del fiume. Rientro a casa alle 18:50 dopo un'altra
bellissima giornata tra le montagne del Parco Nazionale Nikaj-Merturi. Stasera
facciamo cena con tutta la famiglia, visto che è la mia ultima notte. Sono
sincero: mi dispiace molto lasciare questi luoghi, ma soprattutto mi mancheranno Kastriot e la sua accogliente famiglia.
08
GIUGNO KUKES
Sveglia
alle 4:35; devo assolutamente salire sull'unico furgone che passa per di qua
alle 6:00 del mattino, in direzione della città Bajram Currj. Scendo e trovo
tutta la famigliola ad attendermi per fare colazione insieme: yogurt con miele,
pane e un ottimo te di montagna sono la mia ultima colazione nella Merturj
Valley. Mi hanno preparato anche un po' di pane con formaggio e pomodori, da
consumare durante il viaggio. Ringrazio calorosamente e mi incammino verso valle,
lungo il sentiero che porta alla strada principale. Il furgone passa alle 6:15
e in 50 minuti raggiungo la città, se così si può chiamare l'insediamento di
Bajram Currj. Raggiungo la parte alta dove partono i furgoni in direzione di
Tirana e vengo a conoscenza che il
prossimo, parte alle ore 8:00. Lascio lo zaino sul furgone e mi siedo al bar
per un caffè approfittando del Wi-Fi, giusto per dare notizie a casa, dopo tre giorni di
isolamento. Alle 8.00 in punto si parte e dopo soli 30 minuti entriamo in
territorio kosovaro. Anche se questa regione sud-occidentale del Paese sembra
non sentirti troppo in linea con il proprio governo. Dopo un'ora di strada sul
territorio kosovaro riesco ad intravedere una misera bandiera giallo e blu con
le stelle e il profilo del paese, per il resto solo bandiere rosse con l'aquila
nera dell'Albania; da queste parti è sempre stato un grosso problema delineare
i confini tra uno stato e l'altro, e sembra che i problemi continuino ancora. Il
passaggio di frontiere per un comunitario europeo, se non ci si ferma in Kosovo,
è del tutto inesistente, non ti considera nessuno, mentre gli albanesi devono mostrare
i loro documenti. Nessun problema, ci
pensa l'autista che sbriga il tutto in cinque minuti. Alle 10:45 il furgone mi
lascia lungo la superstrada che passa sotto la città, giusto nei pressi di una
scala di ferro, che conduce al centro di Kukes. Una simpatica ragazza con il velo,
attende il mio passaggio, poi quando gli sguardi si incontrano, mi chiede da
dove vengo. Scambiamo due parole e mi consiglia un piccolo alberghetto a pochi
passi dalla stazione di polizia; le
tendo la mano per ringraziarla e mi sento subito un idiota quando al posto di
darmi la mano mi sento dire: I am not
aloud to give you my hand. Mi saluta comunque con un bel sorriso e un
caloroso Welcome to Kukes. Raggiungo l'hotel e un'anziana megera in vestaglia celeste,
mi accoglie per mostrarmi la mia camera. La comunicazione si svolge a gesti, e
solo dopo aver scritto su un foglio, capisco che l'acqua per la doccia arriverà
alle ore 12:00. Kukes non ha molto da offrire al viaggiatore, ma è situata
sulle sponde di un lago alla confluenza dei fiumi Black Drini e White Drini. A
sud- est della città, è possibile ammirare la grandezza del Monte Gjiallica,
che svetta con i suoi 2500 metri. La città è famosa per aver accolto più di 500
mila rifugiati kosovari, sfuggiti alla pulizia etnica, imposta dal serbo
Slobodan Milosevic e tra il 1998 e il 1999 la città fu base delle organizzazioni
internazionali e sede della Nato per risolvere il delicato problema dell'esodo kosovaro.
Un museo nei pressi della piazza principale, ne ricorda le atrocità mentre la
torre che ospita il museo è un ottimo modo per ammirare la città dall'alto; da
segnalare che neppure l'addetto al museo, parla inglese. Girovagando per la città,
alcuni edifici coloratissimi è una bellissima e nuova passeggiata con vista
lago, allietano il mio pomeriggio, mentre a nord della città è possibile vedere un bunker tra degli alberi di
pini e un edificio socialista che ospita radio Kukes. Fermarsi per il tramonto, in uno dei bar
della Promenade, mostra come gli albanesi trascorrono la loro serata a passeggio,
in attesa della cena. Forse non mi sono capito bene con la Megera, ma questa
sera la doccia sarà fredda.
09
GIUGNO DURAZZO
Anche
questa mattina mi sveglio molto presto, sono le 5:30 e non riuscendo a
riprendere sonno, impacchetto la mia roba e mi metto in strada. Raggiungo la
zona dei furgoni e mi dicono che il bus per Durazzo partirà alle 8:00. Dopo
furgoni, macchine stracariche di persone e muli con carretti, finalmente un
mezzo di trasporto inusuale per il paese: un semplice autobus. Faccio colazione
in un bar nei pressi della stazione e attendo la partenza verso la mia prossima
destinazione. Il bus parte in perfetto
orario e la strada che separa Kukes alla costa è una ferita in mezzo alle
montagne della regione del nord. E’ una nuova autostrada che collega il Kosovo,
con il porto di Durazzo in meno di 3 ore. Infatti, alle 10:30 sono alla
stazione centrale di Durazzo e in 10 minuti raggiungo l’ostello Durrës. Situato
al lato della piazza centrale, è senza dubbio una buona scelta. Leggermente più
caro rispetto agli altri alloggi è comunque accogliente e ben organizzato. Dopo
aver sistemato la mia roba, lascio l'ostello in cerca di qualcosa da mettere
sotto i denti. Nei pressi del grande mercato ortofrutticolo, trovo dei semplici
locali, che offrono a buon mercato, degli ottimi birek: torte di pasta sfoglia
ripieni di spinaci o carne. Visto che non chiedo nulla da bere mi viene offerto
un bicchiere di yogurt da accompagnare al mio pranzo, ringrazio il gentile
gestore e mi immergo nel coloratissimo mercato. Inizio poi ad esplorare la
città passando prima per il Forum e il Roman bath. Ma naturalmente, abituati
alle nostre bellezze, non si può certo rimanere a bocca aperta per alcune
colonne romane. Partecipo per qualche minuto, alla preghiera del venerdì
insieme ai Pellegrini, riunitasi nella moschea che domina la piazza principale;
da qui un dedalo di vie risalgono la
collina e raggiungo un punto panoramico, da dove si può ammirare la città a 360
gradi. Fa molto caldo e quindi decido di scendere verso la Promenade
dirigendomi verso nord-ovest in cerca di una spiaggetta. Mi fermo nei pressi di
una spiaggia conosciuta con il nome di West End e mi rilasso per un paio d'ore. Una lunga passeggiata, mi riporta in centro, dove
visito l'anfiteatro e finalmente mi siedo per una birra ad osservare il viavai
cittadino, nell'ora del tramonto. La piazza principale è invasa da bambini che
giocano tra di loro con il pallone. Faccio
una passeggiata notturna fino al molo, dove sono attraccate le navi in partenza
per l'Italia: Bari è a sole 8 ore di navigazione. Per strada, mi fermo a bere
un'ultima birra nei pressi del luna park, dove le famiglie albanesi passano le
loro serate estive in compagnia dei loro bambini.
10
GIUGNO KRUJA
Ultimo
giorno disponibile per conosce ancora un pezzo di Albania. Sì, infatti domani
mattina avrò giusto il tempo di fare colazione e salire sulla navetta delle
9:30, per raggiungere l'aeroporto di Tirana. Faccio colazione in ostello
insieme ad altri tre ospiti e poi mi dirigo verso la stazione dei bus. I
furgoni per Kruja però, non partono da qua, devo raggiungere il crocevia tra
Ruga Adria e Krisaq Rama, dove ci sono già un paio di furgoni in partenza. Faccio
in tempo a salire su quello di fronte, che l'autista è già pronto per partire.
Impieghiamo circa 45 minuti per raggiungere Frushe Kruja, la cittadina ai piedi
della collina, da dove partono continuamente furgoni per Kruja. Dopo una serie
di curve e poco più di 15 minuti scendiamo nei pressi della piazza principale
di Kruja, dove sono in atto lavori di restaurazione. Raggiungo per prima cosa
la moschea, dove un giovane Iman mi invita ad entrare; qua l'influenza Sufi si
nota maggiormente e il legno fa da padrone nell'architettura degli edifici di
questa cittadina. Peccato per le nuove costruzioni che squarciano il cielo, ostruendo
la bella vista sulle montagne sovrastanti. Attraverso il piccolo Bazar e non
resisto a qualche acquisto, poi, pian piano risalgo la collina, fino a
raggiungere il Castello dove, un paio di musei, alcune abitazioni e una vecchia
moschea attirano la mia attenzione. All'interno della vecchia moschea sono
visibili i resti di magnifiche pitture ottomane e dopo un paio di ore in giro
per il castello mi fermo a consumare un leggero pranzo nei pressi del Bazar. Poi risalgo ancora la collina ed incontro per
puro caso il furgone che rientra a Frushe; salgo al volo e scendiamo fino a valle. Un piccolo
mercato attrae la mia attenzione e prima di salire sul furgone in direzione di
Durazzo esploro le vie polverose del mercato; acquisto qualche frutto per il
pomeriggio e salgo sul nuovissimo Mercedes che mi porterà di nuovo sulla costa.
Non appena scendo dal furgone prendo al volo un bus cittadino per Golem e mi
dirigo verso le spiagge del sud, dove mi rilasso per le mie ultime ore in terra
albanese. Faccio il bagno nell’anonimo
Adriatico e dopo aver bevuto una birra fredda rientro in città. Stasera esco
con un simpatico tedesco, professore di lingua spagnola, con lui ci dirigiamo
verso il lungomare dove mangiamo una crepe salata e ammiriamo il passeggio
serale delle famiglie albanesi. Prima di andare a letto mostro al tedesco dove
poter mangiare degli ottimi Birek e ne approfittiamo per un'altra birra;
rientriamo in ostello alle 23:30 e mi ritiro nella mia stanza..
11
GIUGNO DURAZZO – PERUGIA
Sveglia
alle 8:00 in punto, preparo con calma il mio zaino e scendo per la colazione. Ringrazio
lo staff dell'ostello, per l'accoglienza e per le indicazioni, poi esco in direzione della Stazione dei bus. Quello
diretto all'aeroporto è in perfetto
orario; sono le 9:30 e in un'ora raggiungiamo Rinas, dov'è situato l'aeroporto internazionale Nena
Teresa. Qualche piccolo problema con alcuni passeggeri durante il check-in,
ritardano le procedure aeroportuali ma fortunatamente partiamo con solo 10
minuti di ritardo, in direzione di Perugia. Lo spettacolo che offre la costa
montenegrina e quella croata mi accompagna per i primi 30 minuti di volo, per poi
prepararmi all'atterraggio. Ad aspettarmi a Perugia c'è Elisa, che mi
accompagna a casa dopo 11 giorni spesi in terra albanese.
Nessun commento:
Posta un commento