Oggi voglio presentarvi la Santa Muerte di Fabrizio Lorusso, che ha contribuito con questo articolo alla stesura della guida dei Viaggiautori sul #Messico.
Non aspettate troppo, fate come me, prendete un volo per Città del Messico, scendete alla metro di Tepito, dirigetevi verso Calle Alfareria e visitate l'altare della niña blanca. Intanto se siete curiosi date un'occhiata a cosa ha scritto Fabrizio come contributo alla guida.
Santa Muerte, Patrona dei Viaggiatori?
di Fabrizio Lorusso
di Fabrizio Lorusso
In Messico la morte ha il
privilegio d’essere santa, anzi santissima. Infatti, la Santa o Santissima
Muerte, conosciuta anche come Flaquita
(Magrolina), Niña Blanca o Bonita (Bimba Bianca o Carina) o Huesuda (Ossuta), rappresenta il culto
popolare non riconosciuto dalla Chiesa più importante e in rapida crescita
dell’America Latina e, forse, del mondo intero. La sua presenza, prima
clandestina e marginale, è diventata pubblica e capillare in numerosi centri urbani
messicani. La devozione alla Muerte santificata si sta trasformando in un
fenomeno endemico, ormai parte integrale del folclore messicano attuale.
L’immagine scheletrica con la falce, la bilancia, il saio francescano e la
sfera terracquea della tradizione occidentale invade senza tregua gli androni
delle case, i bar e i patii, i negozi esoterici e i supermercati discount, le
case di ringhiera e i condomini, le serie TV e la cultura pop in genere.
Persino i turisti la cercano e non è un azzardo pensare che presto si trasformi
anche nella protettrice di viaggiatori e camminanti.Alcune stime parlano di
due, cinque o anche 10 milioni di devoti e, se i numeri veri sono difficili da
comprovare, basta solcare le viuzze affollate del centro storico di Città del
Messico, visitare i mercati popolari come quello di Sonora o della Merced e
perdersi nelle zone meno battute dal turismo tradizionale per rendersi conto
della presenza capillare della divinità scheletrica. Magari è meglio andarci
con qualche locale, ma non posso non raccomandare un percorso mattutino, mai
notturno, alla ricerca degli altari della Santa nel cosiddetto Triangolo della
Morte di Città del Messico. Dal corridoio esoterico del mercato di Sonora, dove
s’accede ai negozi di statue e litografie della Santa, si cammina verso nord
lungo l’Eje 1 Oriente fino al mercato
della Merced e vie limitrofe, in cui gli altari abbondano, per poi addentrarsi
in calle Bravo 35, dove c’è un
santuario della Muerte sede della ISCAT (Iglesia
Santa Católica Apostólica Tradicional), e infine in via Ferrocarril de Cintura quasi all’angolo
con via Alarcón, dove si trova il
primo oratorio di doña Blanca e la
celebre figura scarnificata di Santa Esperanza. Sempre verso nord su avenida del trabajo sbocca la via Alfarería. Siamo nel cuore del
famigerato quartiere di Tepito. La si percorre per due isolati, fino al numero
civico 12, dove si può visitare il primo e più visitato altare pubblico della
Santa Muerte al mondo, sito sul balconcino esterno della dimora di doña Enriqueta Romero, detta Queta, e
sede del rosario che si tiene ogni primo del mese alle 5 del pomeriggio. Per
chi ama scoprire le periferie delle periferie consiglio un’escursione
domenicale per partecipare alla cerimonia di mezzogiorno presso la Santa Muerte
di Tultitlán, nella cintura esterna della capitale messicana conosciuta come
Estado de México. Lì la guardiana si chiama Enriqueta Vargas, si prende cura di
una statua della morte di 22 metri d’altezza, la maggiore del mondo, e ha
elaborato rituali originali, eccentrici e interessanti in onore di suo figlio,
Jonathan Legaria Vargas o Padrino Endoque, devoto della Santissima assassinato
brutalmente nel 2008.A molti pare macabra e terrificante, la stampa l’ha sempre
presentata come un’icona della cultura mafiosa o della narco-cultura,
associandola al mondo del crimine organizzato, dei narcos, delle prigioni e
delle gang, ma la realtà è un’altra. Sebbene la Santissima sia effettivamente
una delle icone privilegiate dalle classi sociali più precarie della
popolazione, in un Paese in cui oltre la metà degli abitanti vive sotto la
soglia della povertà e lo Stato ha da tempo rinunciato ad assolvere le sue
funzioni di tutela economica e sicurezza umana, di certo questi settori sociali
non coincidono con l’universo della “criminalità organizzata” o dei “narcos” e,
piuttosto, la corrispondenza tra delinquenti, marginali e devoti della Santa
Muerte è il prodotto da mistificazioni mediatiche e campagna di discredito
orchestrate dalla Chiesa e dallo Stato, istituzioni in declino nell’immaginario
e nella realtà quotidiana di milioni di messicani letteralmente abbandonati a
se stessi e ai favori dei santi della crisi e delle cause più disperate.
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